Justin Liam O’Brien attraverso la sua arte ci regala un rinascimento contestualizzato al mondo attuale, ricordandoci quanto sia fondamentale avere una conoscenza del passato per continuare a creare.
Justin attinge ispirazione dall’eccellenze dell’arte rinascimentale italiana per un lavoro sinuoso e delicato che tocca tematiche sensibili. Le personali esperienze di Justin e i temi che coinvolgono i millenials, sono ritratti nei suoi lavori fortemente caratterizzati da un pathos che coinvolgono lo spettatore. Justin Liam O’Brien ritrae l’uomo con linee che sembrano carezze su tela, volti teneri e con una leggera e composta carica sessuale.
Come e quando ha iniziato a fare arte?
Ho iniziato da bambino facendo solo disegni, non potevo avere più di sei o sette anni, ritraevo piccole persone ed edifici. Mi è sempre piaciuta l’architettura.
Cosa ti entusiasta di più creare?
Attualmente dipinti a olio, che abbiano un senso dello spazio e un’atmosfera distinta.
Da chi o cosa ti senti influenzato artisticamente?
È una risposta un po’ stratificata: credo che, in linea di massima, mi interessi soprattutto la pittura rinascimentale italiana, ma anche le sue propaggini. Per esempio, penso molto a questo pittore di nome Millais che faceva parte della Confraternita dei Preraffaelliti.
Ci parli un po’ del tuo lavoro?
Realizzo lavori su persone della mia vita e su esperienze personali, utilizzando la storia dell’arte per informare il quadro. Cito spesso pittori italiani, Piero Della Francesca, Michelangelo, Antonello Da Messina, ma cerco di mantenere un’ottica più ampia possibile. Lavoro principalmente a olio, ma faccio anche molti disegni a matita colorata e grafite.
Chi sono i soggetti che ritrai?
Persone che conosco e con cui ho rapporti. Prima dipingevo figure anonime, mi interessava il modo in cui un corpo, un gesto, poteva comunicare sentimenti senza identità. Ora ho rivisto il mio modo di pensare.
Credo che il legame personale tra me e la persona che dipingo sia il fulcro della mia pratica.
Quanto è importante per te la figura maschile?
È una domanda difficile a cui rispondere, direi che è molto importante, ma in relazione a me stesso. Io sono un uomo, dipingere la figura maschile è come dipingere me stesso, sotto certi aspetti. È per me un’esperienza molto personale.
Qual è il rapporto tra la sessualità e la tua arte?
Le mie preferenze sessuali sono sicuramente visibili nel mio lavoro. Penso subito a Michelangelo, Botticelli, Leonardo. Sembra ovvio che anche il loro sguardo fosse rivolto agli uomini. Mi chiedo come venissero visti ai loro tempi per il fatto di essere più o meno esteriormente omosessuali nelle loro opere.
L’amore, il desiderio e le conseguenze di questi sentimenti sono, direi, i punti fermi della mia pratica.
Le relazioni personali, per me sono principalmente gay, in quanto sono un uomo gay.
Come vivi l’incessante digitalizzazione dell’arte?
Penso che sia positiva e negativa, può appiattire l’arte in un modo molto superficiale. Qualcosa da apprezzare e da scorrere in un istante, ma ha anche democratizzare l’arte in una certa misura.
Credo di esserne un beneficiario: la mia formazione non è stata quella di un artista, ma internet mi ha messo a disposizione ogni tipo di informazione per imparare e ispirarmi. E non solo vecchi maestri, persone che vivono in questo momento, alla mia età, online, che realizzano opere assolutamente stupefacenti. Ho conosciuto molte di queste persone grazie a Instagram. È un’arma a doppio taglio.
Il luogo più insolito in cui un tuo cliente ha collocato una sua opera?
Un vecchio amico mi ha detto di recente che ha un mio disegno appeso proprio sopra il suo letto. È il disegno di due ragazzi che si danno battaglia.
Forse non è una cosa insolita, ma solo un po’ eccitante.
Hai in programma qualche mostra?
Spero in qualcosa a Parigi! Incrocio le dita.